Recensione: Una notte di ordinaria follia - Alessio Filisdeo

7/06/2015

Titolo: Una notte di ordinaria follia
Autore: Alessio Filisdeo
Editore: Nativi Digitali Edizioni
Pagine: 70
Ebook: €2.99
Sito


Trama: Manhattan: risvegliatasi nel bel mezzo di Central Park, una caparbia killer a contratto scopre di aver mancato clamorosamente il suo ultimo bersaglio. Non solo ha fallito, ma a stento ricorda quello che le è successo negli ultimi giorni. E le cattive notizie non sono ancora finite: uno sfacciato diciassettenne le confessa candidamente di averla uccisa pochi istanti prima. Il resto è... complicato.Tra night club, società segrete, improbabili complotti e sparatorie a cielo aperto, benvenuti alla notte delle notti! In compagnia dell'irriverente vampiro Nik, della mafia russa e di galloni di sangue caldo!“Una Notte di Ordinaria Follia” di Alessio Filisdeo, autore di “Le Memorie Oscure”, ci presenta un XXI secolo in salsa gotica, tra pulp e umorismo nero, mischiando insieme generi differenti e mantenendo un ritmo di narrazione serrato: sembra un cocktail, ma si “beve” come uno shot.



Recensione:
Se si dovesse descrivere questo racconto in una sola parole sarebbe: movimentato.
La storia inizia con una giovane donna morta. O forse sarebbe meglio dire non morta. Solo che lei non lo sa ancora di essere una vampira, né che i vampiri esistano, ma soprattutto non sa che il destino ha voluto che il vampiro che la trasformasse fosse un ragazzino tanto insopportabile di nome Nik.
Da umana per vivere uccideva le persone su commissione, solo che il suo ultimo incarico, cioè Nik, non è andato esattamente come sperava e ora si trova a dover fare i conti con la sua natura vampira, le avance di Nik e, cosa più importante, cercare di recuperare la sua memoria per sapere chi l’ha incaricata per far fuori il vampiro. Così, tra sparatorie, sangue, limousine e molte altre sparatorie, trascorre un’intera notte assolutamente folle e senza senso. I suoi unici compagni saranno Nik e Dimitri, un uomo abbastanza grosso e pericoloso da non aver bisogno di essere trasformato in un vampiro.

Uno degli aspetti più piacevoli del racconto è l’uso costante dell’ironia, che aiuta a digerire tutti i morti e le assurde scoperte che vengono fatte, soprattutto considerando che Nik ha la tendenza a uccidere quasi chiunque e ad inventare piani suicidi. Il trio, poi, è decisamente comico, c’è la protagonista, cinica, pragmatica e con una divertente vocina interiore, Nik, che dice sempre la cosa sbagliata al momento giusto, e Dimitri, impassibile anche mentre indossa un detonatore a pressione. E le scene e i dialoghi che si vengono a creare fanno divertire parecchio. L’unica cosa che questi tre hanno in comune è la passione per le armi da fuoco, dalla mitraglietta alla beretta, dal fucile a pompa a quello a canne mozze. La trama è un susseguirsi di rocambolesche fughe e spargimenti di sangue ad un ritmo adrenalinico, le sorprese sono sempre dietro l’angolo, non c’è modo di riprendere fiato, ma solo continuare a correre, in una lotta contro il tempo prima che sorga l’alba. Un altro aspetto interessante è che, anche se il racconto è breve, l’autore riesce a toccare tutti gli argomenti considerati importanti nell'immaginario vampiresco: il cambiamento dell’aspetto fisico, la possibilità di avere poteri personali e particolari, la verbena, i cacciatori di vampiri, il sangue dei morti, il contatto con la luce solare. E cita anche opere sui vampiri. Personalmente ho trovato la trama un poco debole in alcuni punti, soprattutto per il finale poco incisivo. Lo stile comunque è molto piacevole.
Consigliato sicuramente a chi ama le storie d’azione e di vampiri.

"Non capisco perché Nik sia così incazzato. Dovrei esserlo io, non lui.
«E va bene, te lo faccio vedere io perché l’ho ucciso!» gli rivolta la maglia, poi le tasche, poi gli sfila la cintura. Sembra in difficoltà: «Un attimo solo…» borbotta tastando il cadavere: «E non guardarmi così! Nemmeno fossi un cazzo di psicopatico! Sto cercando! Aspetta ancora un po’. Sono… sono sicuro che sia qui da qualche parte, addosso allo stronzo.» Non trova niente. Si arrende. «Non una parola.» mi fa prima che possa dirgli qualcosa: «Non-una-par…»"




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