Recensione: Un giorno ci incontriamo - Paola Zannoner

11/02/2015

Titolo: Un giorno ci incontriamo
Autrice: Paola Zannoner
Pagine: 151
Prezzo: cartaceo 12,67 €
Editore: Mondadori Electa

Sinossi: Sara frequenta la scuola alberghiera, vive in un piccolo centro e ama i social network. Come molti suoi coetanei, affida alla rete le speranze, i sogni, ma anche le proprie insicurezze relazionali. Nonostante le webcam e skype diano agli amici una parvenza di realtà, "un giorno ci incontriamo" è il leitmotiv dei rapporti a distanza, che Sara fatica a concretizzare. Sulla fanpage di un romanzo fantasy che sta leggendo, Sara chatta con chi condivide quella stessa passione. È così che conosce Ivan. "Ci parliamo sempre, ormai ci conosciamo benissimo, e siamo innamorati!", racconta entusiasta ai genitori esterrefatti. L'amore online rimane a lungo un amore virtuale. Finché un giorno qualcosa cambia. Una storia che rivela anche i lati oscuri dei social - i finti profili personali, il timore di adescamenti - ma che regala ai lettori un finale romantico.

Recensione:

“Un giorno ci incontriamo” è un romanzo per giovani ragazzi, scritto con uno stile molto piacevole e scorrevole. Il romanzo non è molto lungo ed è diviso in tre parti: nella prima ci si concentra principalmente su Sara, nella seconda su Ivan e nella terza su tutti e due. Inoltre ai capitoli si alternano estratti della saga di cui i due giovani ragazzi sono appassionati. Sinceramente ho adorato la struttura di questo romanzo, perché è perfetta per far conoscere al lettore i due protagonisti, farlo immedesimare in loro e distrarlo ogni tanto con Trotula e la sua missione per salvare il mondo.

La cosa che maggiormente ho apprezzato in questo libro sono i due protagonisti e il loro essere così realistici. Mi sono immediatamente immedesimata in loro, perché sono così normali, semplici, comuni, già dalla prima scena mi è sembrato di conoscerli. Sono due giovani quindicenni, ognuno con una buona dose di insicurezze. Da una parte c’è Sara, una ragazza solare e piena di energie, che, come tutti i giovani, litiga con i propri genitori perché vorrebbe maggiore libertà, ma è costretta a vivere in un paesino minuscolo. Dall’altra parte c’è Ivan, un ragazzo che vive da solo con il padre e che, per colpa di alcuni episodi di bullismo, preferisce chiudersi in se stesso e rimanere nell’ombra. Ho apprezzato anche il fatto che le famiglie dei due vengano spesso e volentieri messe in primo piano, a volte ho la sensazione che parecchi libri pubblicati negli ultimi tempi tendano a dimenticarsi quanto siano presenti e importanti i genitori nelle vite degli adolescenti.

Il libro è davvero adorabile e scorre con una facilità impressionante. Il linguaggio usato per i dialoghi è una fedele rappresentazione di quello giovanile, ma nonostante questo la scrittrice è riuscita a mantenere comunque uno stile elevato e apprezzabile, senza mai scadere nel grossolano. Il tema delle conoscenze in rete è affrontato da vari punti di vista. Ed inoltre l’autrice mostra molto bene quanto i ragazzi siano attaccati ai loro cellulari e quanto questi ultimi assorbano buona parte della loro concentrazione. L’unico difetto è che la terza e ultima parte ha un tono un poco più infantile e semplicistico. È un libro sui giovani e per i giovani ed è una lettura interessante e coinvolgente.


Così, tanti pensano che le saghe siano irreali, che queste storie di battaglie feroci con creature mostruose siano ridicole e anche un’offesa all’intelligenza, come ha detto uno scrittore che Ivan non ricorda più quale fosse né in quale incontro. Forse era una scrittrice, in ogni caso tanti di loro che non sono bestselleristi dichiarano che i bestseller non valgono una cicca, dicono che i giovani leggono cose alla moda, propinate per non riflettere sui grandi problemi umani, come se i giovani chiamati in questione non avessero i loro problemi, umani anche quelli pur non essendo in particolare evidenza. Bisognerebbe pur dire a questi scrittori impegnati che le guerre cosmische sono vicinissime, reali, che i mostri siamo noi, e che anche il virus raccontato da Melanie è molto vero: basti vedere come siamo malati noi, azzittiti, impauriti, rassegnati, alla scuola. Basti vedere com’è malata la città che esala raconre da ogni pietra, che si lamenta sempre, sempre, e non è felice mai.




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