Recensione: IL VIAGGIO DI LEA di Guia Risari

9/12/2016

Titolo: Il viaggio di Lea
Autrice: Guia Risari
Editore: Einaudi Ragazzi
Pagine: 224
Cartaceo: 14.00 Euro
Trama:
Un romanzo denso, visionario, ricco di storie parallele; un racconto pensato per girovagare, perdersi e ritrovarsi. Pieno di umorismo, sfumature, poesia e domande profonde a cui tutti vorremmo saper dare risposte.
Un libro che affronta temi come la sofferenza e la morte, ma anche l'amicizia, il confronto, la diversità. La protagonista è Lea, un'orfana di dodici anni che vive col nonno e con Porfirio, un gatto parlante un po' cinico. Una notte Lea parte con lui per scoprire il senso della vita. Perché si vive? Perché si muore? Che senso ha il dolore? Perché crescere e amare fanno soffrire? I due amici incontrano personaggi e situazioni di ogni tipo. Dormono in campagna, sotto gli alberi, studiano il cielo e indovinano i versi degli uccelli. II loro viaggio è una scoperta dell'universo umano e della natura. Infine, conoscono la Morte che spiega le regole del gioco: la varietà, l'unicità della vita e le ragioni della fine. Età di lettura: da 11 anni.


Comincio subito con il dire che questo libro mi è piaciuto molto. Viene presentato  come libro per bambini di undici anni e lo consiglierei volentieri a tutti i bambini intorno a quella fascia di età, ma anche a persone più grandi se hanno voglia di leggere un libro intelligente per i più piccoli. Magari per gli adulti parecchi insegnamenti del libro possono risultare scontati, veri e interessanti ma comunque già sentiti, però ci sono anche altri insegnamenti, meno banali, molto meno sconosciuti, che almeno una volta sarebbe bene leggere, pensarci sopra, ricordarseli.
Questo libro tenta di affrontare quelle domande che tutti noi ci poniamo almeno una volta nella vita: perché esiste la sofferenza? Qual è il senso della vita? Vale la pena vivere se alla fine dei conti c’è la morte? Tutte queste domande se le pone Lea, una bambina di dodici anni che ha perso i genitori e che quindi trova difficile accettare la sua vita e trovarle un senso. Con questo viaggio, Lea incontrerà molte persone e ognuna di loro le darà una risposta, personale, soggettiva, ma che comunque merita di essere ascoltata.
Una cosa che ho apprezzato moltissimo in questo libro è il fatto che l’autrice riesce a formulare concetti e a fornire risposte in modi semplici e comprensibili, così da renderli alla portata di tutti. Perché a domande davvero difficili non sempre corrispondono risposte complesse e articolate.
La seconda metà del libro, per me, è stata più bella e più interessante della prima, infatti questo libro migliora andando avanti e il finale l’ho apprezzato molto. Non deve essere stato per nulla facile scrivere questo libro e quindi faccio i miei complimenti all’autrice.


Il nonno aveva vissuto in un’epoca in cui si sapeva fare un po’ di tutto: fabbricare sapone, detersivi e cere, coltivare i campi, curare gli alberi, allevare animali, cavalcare, cucirsi gli abiti, intrecciare cestini, costruire case e mobili, fare insaccati, conserve e mille altre cose. Attività che solo la ripetizione rendeva semplici, mentre non lo erano affatto. Richiedevano, anzi, forza, concentrazione e pazienza, doti che Lea dubitava di possedere. Forse perché era venuta al mondo in un altro momento, era figlia di tempi piú facili e inquieti che non richiedevano piú di rifare gli stessi gesti migliaia di volte, ma di adattarsi continuamente
a nuovi strumenti. Il nonno ripeteva spesso che, in fondo, le cose fondamentali erano sempre le stesse, dall’inizio dell’umanità; quello che si era radicalmente trasformato era il modo di chiamarle.




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